Cambiamenti climatici e cambiamenti politici.

Cambiamenti climatici e cambiamenti politici.

In questi giorni è stato reso noto il rapporto dell’IPCC, organismo internazionale – Intergovernmental Panel on Climate Change (Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico). Ebbene, è un dato consolidato che, i cambiamenti climatici a cui assistiamo sempre più, sono determinati dall’attività antropica, cioè dell’uomo. Il modello di sviluppo che abbiamo perseguito finora e che molte forze politiche vorrebbero continuare a sostenere, non garantisce più equilibrio al nostro eco-sistema; tali cambiamenti climatici alterano la sicurezza dei nostri territori, se ne vede esempio continuo, quando piove in abbondanza; sia per la smisurata quantità di precipitazioni, sia per la scarsa capacità di assorbimento dei terreni, devastati da costruzioni assurde, permesse nei decenni addietro. Ma, se l’attività umana ha determinato tali cambiamenti e tali disastri, in maniera altrettanto efficace, possiamo mettere in campo progettualità innovative per ricondurre l’ecosistema in binari di autoregolamentazione sostenibile. Un approccio diverso è necessario, progettando sistemi produttivi che siano sostenibili e ecocompatibili, dedicando risorse alla ricerca scientifica nell’ambito del recupero del patrimonio edilizio esistente, impedendo ulteriore consumo di territorio e lavorando per mettere il sicurezza le situazioni esistenti. Per fare ciò è necessario un cambiamento politico, un approccio metodologico che permetta di favorire leggi e decreti che regolamentino in maniera inequivocabile questo nuovo corso necessario e indispensabile per ridare stabilità al nostro ecosistema. Tali percorsi virtuosi devono essere attivati urgentemente e, per fare ciò, è necessario anche un rinnovamento politico, possibile solamente dando fiducia a persone che credono in questi percorsi innovativi che potrebbero produrre davvero un nuovo modello economico e sociale. Per rinnovare la politica e dare forza a queste prospettive di speranza è necessario, direi indispensabile, che tutti noi cittadini si vada a votare e lo si faccia in piena libertà da schemi precostituiti, senza l’assillo del “piazerot” che il voto dato al solito amico potrebbe generare; se, tutti noi Trentini, andiamo a votare esprimendoci sulla base delle proposte reali che i vari candidati intendono portare avanti, possiamo davvero contribuire a cambiare la politica in meglio, a nobilitarla e a farle recuperare la credibilità persa. Andiamo a votare, domenica prossima, restare a casa significa darla vinta a chi vuole una politica a favore degli interessi di pochi, rispetto ai beni comuni di tutti; andiamo a votare tutti e facciamolo con spirito libero da ogni preconcetto e, forse, daremo prova di essere un popolo che merita davvero di avere un’autonomia integrale; diversamente, se lasciamo vincere il partito del non-voto, non potremo mai lamentarci della devastazione dell’ambiente, del consumo del territorio, della politica del “piazerot” o dei vari eletti che magari non ci piacciono! Andiamo a votare, per cambiare assieme.

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Alcune proposte e impegni di lavoro. Marco Ianes

Scuola e formazione: Dobbiamo rivedere gli investimenti ed i tagli effettuati in questi ultimi anni, in ambito formativo e scolastico. I nostri giovani hanno sempre più bisogno di strumenti adeguati per crescere culturalmente e socialmente. Per questo sono necessari investimenti significativi nell’ambito dei bisogni educativi speciali , fortemente penalizzati da interventi di tagli lineari non condivisibili, operati negli ultimi anni. Inoltre, è necessario dare stabilità economica e occupazionale, ai docenti e a tutto il personale del comparto generale della scuola. Dare stabilità significa operare scelte di investimento significativo sulle professionalità dei docenti, valorizzando percorsi di formazione degli stessi, al fine di premiare la meritocrazia; parlare, però, di meritocrazia senza dare gli strumenti necessari ai docenti, è deleterio e fuorviante. Investire sulla formazione dei docenti, affinché possano trasmettere conoscenze e competenze agli studenti, è un passo fondamentale per una rigenerazione del sistema scuola. Solo valorizzando i docenti e tutti gli operatori del settore formazione e scuola, possiamo dare forza e credibilità ai nostri giovani. In questo settore è necessario avviare un processo di serio confronto co tutti gli attori; propongo una fase di analisi in cui si coinvolgano forze sindacali, docenti e personale non docente, genitori e studenti, per individuare percorsi condivisi di ottimizzazione delle risorse. Un percorso di 5-6 mesi in cui raccogliere idee e proposte dalla base, per poi fare sintesi politica e strutturare i percorsi necessari. Questo rappresenterebbe un nuovo approccio di politica condivisa, con una seria analisi delle necessità e delle prospettive possibili.

Gestione dei rifiuti: Dopo il NO alla costruzione dell’inceneritore, sul quale mi sono battuto, assieme alle associazioni Coordinamento Trentino Pulito di cui faccio parte e a Nimby Trentino, ISDE, Coldiretti e i 4 comuni della piana rotaliana che hanno pagato di tasca propria il progetto alternativo “Progetto Cerani” è giunto il momento di cambiare marcia. Per la nuova legislatura che sta per partire, propongo una sorta di re-start sul tema della gestione dei rifiuti, così strutturato:

– Istituzione di un tavolo programmatico, che raccolga rappresentanti delle associazioni attive sul tema, università di Trento, rappresentanti delle comunità di valle e della varie aziende coinvolte nella gestione dei rifiuti, al fine di definire le linee guida per lo sviluppo di un piano generale dei rifiuti a carattere provinciale. Tempo di lavoro: 6 mesi.

– Elaborazione del nuovo piano rifiuti, sulla base dei dati raccolti nella fase precedente, con predisposizione del progetto generale provinciale. Tempo di lavoro: 6 mesi.

Sulla base dei progetti elaborati, nel giro di altri 3-4 mesi si potrebbe dare avvio ad un processo gestionale del recupero della materia ( non più rifiuti!), che permetta di riciclare le materie prime, creare nuovi posti di lavoro, avviare a chiusura le discariche trentine e chiudere definitivamente il ciclo dei “rifiuti”, con piena soddisfazione dei cittadini che potrebbero godere di abbassamenti della tariffa rifiuti, in conseguenza agli introiti generati da una gestione industriale redditizia del comparto. Questa è una nuova visione da blue economy, che propongo come soluzione per il nostro Trentino.

Mobilità sostenibile:Sulle basi della proposta di Transdolomites, avviare l’iter procedurale per la realizzazione del “trenino dell’Avisio”. In questa legislatura si potranno gettare le basi per predisporre il progetto preliminare e poi quello esecutivo, ricercando i partner per generare il percorso di realizzazione vero e proprio. Nel programma della forza che rappresento c’è una chiara condivisione nel progetto e, quindi, sarà mia cura impegnarmi per portare avanti tale prospettiva di mobilità sostenibile. Anche questa è una visione da blue economy.

Sostegno alle imprese e sviluppo ecosostenibile: Nell’ambito del sostegno alla piccola-media impresa, ai professionisti e agli esercenti arti e professioni, propongo un sistema di approccio diverso di sostegno economico e formativo.Nel settore delle costruzioni, in forte contrazione, propongo l’istituzione di un fondo destinato al sostentamento del recupero del patrimonio edilizio esistente, tramite interventi mirati alla ristrutturazione edilizia ed impiantistica, con particolare riferimento al risparmio energetico. Il fondo potrebbe essere sostenuto con parte del gettito fiscale derivante dai lavori stessi. Tale fondo non vedrebbe una contribuzione diretta alle imprese, bensì ai proprietari degli stabili che decidono di riqualificare i propri siti, siano essi cittadini privati che imprese detentrici di immobili. Con tale sistema si potrebbe generare lavoro per le imprese, le quali fatturerebbero e genererebbero il gettito fiscale che auto-sosterrebbe il fondo stesso. Il sistema sarebbe sostenibile, con opportune valutazioni periodiche e ricalibrazioni sui metodi di erogazione dei contributi. Un sistema di sostegno di tal tipo permetterebbe di dare ossigeno alle nostre imprese, senza tuttavia erogare contributi che non producano benefici per la collettività. Con un sistema simile si avrebbero due benefici sostanziali: creazione di lavoro per le imprese ed i professionisti e recupero del patrimonio edilizio, con risparmi energetici e monetari significativi per la collettività. Inoltre, ristrutturando secondo criteri ecosostenibili, favoriremmo una politica di tutela ambientale, contribuendo a migliorare il nostro ambiente, limitando emissioni di CO2 e sprechi energetici.

Agricoltura,turismo e cultura:In questi settori, a mio avviso strettamente legati tra loro, è necessario creare maggiore sinergia. Nel campo agricolo è necessario creare una maggiore cultura della coltivazione “bio”, ma quella vera! Meno chimica e più naturalità e prevenzione nella gestione delle nostre colture. Ciò va legato al turismo in maniera sistematica, per promuovere i prodotti della nostra terra, vissuti e gustati nella nostra terra (agriturismo); in questo ambito è necessario sviluppare percorsi di formazione continua per i nostri coltivatori, che devono essere sostenuti per una gestione più compatibile delle nostre coltivazioni. In ambito turistico, fare rete diventa indispensabile, per fronteggiare una crisi profonda; e, in questo settore, vedo anche una rete dei musei e delle proposte culturali, con un’unica regia provinciale da strutturare in maniera tale da valorizzare tutte le espressioni territoriali esistenti. Una rete che ottimizzi gli investimenti e tagli molti sprechi finora tollerati; ottimizzare, non tagliare inutilmente, strutturando una rete culturale trentina.

Marco Ianes – Trento

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Pubblica Amministrazione, sviluppo territoriale, scuola, qualità della vita.

Vorrei che la PA trentina, promuovendo soluzioni attente ai bisogni delle persone, diventasse motore di crescita territoriale e volano d’innovazione.

Il Trentino primeggia in molte delle classifiche nazionali che misurano la qualità della vita dei cittadini. Purtroppo però nelle classifiche che misurano la produttività i risultati non sono altrettanto buoni. La Pubblica Amministrazione è uno dei fattori su cui agire per migliorare la produttività del sistema trentino. La stessa Confindustria mette l’efficientamento della PA tra le 10 aree tematiche su cui agire per cambiare il paese:

“Le inefficienze della burocrazia ostacolano la crescita economica, drenano risorse pubbliche e private, frenano gli investimenti. La riforma della Pubblica Amministrazione è prioritaria e decisiva per restituire competitività all’Italia e rilanciare la crescita. Sono necessarie misure dirette a razionalizzare gli assetti amministrativi, anche attraverso una revisione dei principi costituzionali, e a semplificare regole e procedure.” [da Italia 2014 – Le imprese per la modernizzazione del paese]

La PA deve diventare strumento di sviluppo e di crescita.  Certo ma cosa vuol dire? Quando si affronta questo tema si parla spesso genericamente di cambio di paradigma, di innovazione, di semplificazione e molto altro ma risulta sempre molto difficile capire come si intende procedere.

Per come la vedo io migliorare le prestazioni della PA significa cogliere le opportunità date dalle nuove tecnologie, in particolare dall’ICT che abbassa notevolmente il costo delle transazioni, e  introdurre cambiamenti radicali IN COME vengono pensati ed erogati i servizi per cittadini ed imprese. Questo tipo di approccio, oltre all’impatto sull’organizzazione e sulla qualità della vita dei cittadini, può generare ricadute positive anche in chiave di crescita economica per il nostro territorio, dato che le soluzioni innovative posso trovare applicazione anche al di fuori del contesto locale.

Senza un approccio sistemico però l’innovazione nella Pubblica Amministrazione resterà a carico delle singole persone e non sarà in grado di liberare l’enorme potenziale di sviluppo che la caratterizza.  Per questo, se si vuole davvero innovare nell’ambito della PA, bisogna dotarsi di strumenti che consentano di superare la resistenza al cambiamento che ne caratterizzano l’organizzazione. Per superare questo scoglio è fondamentale da una parte (1) definire linee di indirizzo chiare e coerenti a livello di governance, dall’altra (2) monitorarne il livello di adozione all’interno dell’organizzazione e infine (3) introdurre un sistema di incentivazione legato ai risultati in grado di  premiare responsabilità, merito e impegno.

Il caso dell’assegnazione delle posizioni aperte nel mondo della scuola.

Vorrei provare qui, sulla base di un esempio, a chiarire cosa intendo. Il tema è l’assegnazione delle posizioni aperte nel mondo della scuola. La scuola è organizzata sulla base di tre categorie di insegnati: prima fascia; seconda fascia e terza fascia. L’assegnazione delle posizioni aperte avviene in due fasi. La prima fase è gestita direttamente dalla Sovraintendenza Scolastica che convoca gli insegnanti in una o due giornate (dipende dal numero delle posizioni aperte) di solito nel mese di Agosto. La seconda fase è gestita direttamente dagli Istituti Scolastici che chiamano direttamente gli insegnati. Questa fase da quest’anno è gestita attraverso un sistema basato su SMS. Il tutto è organizzato sulla base di graduatorie specifiche.

Qual è il problema?

Gli incarichi annuali sono assegnati dalla sovrintendenza in una riunione dove gli insegnanti vengono convocati tutti insieme e dove devono scegliere sul momento. L’assegnazione delle posizioni ancora libere è gestita per chiamata diretta dagli istituti e ancora una volta lascia agli insegnanti poca possibilità di scelta. Queste modalità rispondono all’esigenza dell’istituzione di completare gli organici ma costringono gli insegnanti a scelte frettolose, che non tengono conto delle esigenze familiari, delle difficoltà di spostamento, ecc. Pensiamo ad esempio al caso di una insegnante residente a Trento e madre con un figlio piccolo che sul momento accetta una posizione a Moena. Se avesse modo di considerare con calma le diverse opzioni potrebbe accorgersi che un part-time a Rovereto tutto sommato le conviene di più, sia sotto il profilo economico che dal punto di vista dell’organizzazione familiare.

Una via diversa: la Borsa Lavoro dell’Istruzione.

Per superare questi problemi si può pensare di inserire il servizio di BORSA LAVORO DELL’ISTRUZIONE. La BORSA LAVORO DELL’ISTRUZIONE ha l’obiettivo di far incontrare domanda e offerta delle professionalità presenti nel mondo della scuola coniugando le esigenze di efficientamento e risparmio della PA con le esigenze dei docenti. Si tratta di un servizio che consente di censire le posizioni aperte a livello territoriale e di proporle agli insegnanti che poi possono applicare ad esse. L’assegnazione della posizione avviene su base prioritaria nel rispetto delle graduatorie tuttora presenti, ma tutti gli aspetti organizzativi legati alla gestione delle stesse sono rivisti nell’ottica di una semplificazione del quadro complessivo e nel rispetto delle esigenze dei diversi portatori di interesse. Con questa soluzione potenzialmente, dopo che la (1) Sovraintendenza ha definite le posizione aperte, l’insegnante potrebbe (2) collegarsi da casa con una password,  (3) verificare la situazione ed infine  (4) decidere a quale posizione applicare (o qualcosa del genere). In questo modo si evita di indire riunione fiume, di far spostare molte persone, e di passare giornate intere ad aspettare che i posti liberi vengano presentati.

L’impostazione del servizio – che coniuga l’esigenza organizzativa di completare al più presto ed in modo efficiente gli organici, il contenimento dei costi  e garantisce agli insegnanti la possibilità di una scelta più consapevole – evidenzia come sia possibile mediare tra le esigenze dei vari portatori di interesse. Cambiare/innovare il modo di funzionare della PA può avere impatti quindi almeno su due livelli diversi: in primo luogo attraverso l’aumento della produttività e dell’efficientamento (riduzione dei tempi e dei costi) dell’organizzazione; in secondo luogo attraverso l’aumento della qualità della vita dei cittadini (gli insegnanti in questo caso). 

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Nuove prospettive e nuovo gruppo di lavoro per un nuovo Trentino ecosostenibile.

Dopo un percorso condiviso, attraverso la costituente ecologista, abbiamo unito le forze in questo soggetto politico, Ecologisti e civici Verdi Europei, per presentare un gruppo di lavoro coeso, che porti avanti i temi dominanti del futuro, sia dal punto di vista economico che ambientale.

Molte persone pensano che rispetto e tutela dell’ambiente e sviluppo economico ed industriale siano temi tra loro in antitesi.

Ebbene, non è così e noi vogliamo dimostrarlo, con proposte innovative di sviluppo eco sostenibile; un approccio culturale, politico e tecnico diverso, che sappia valorizzare al massimo le peculiarità del nostro territorio e le grandi capacità della nostra gente trentina.

Vogliamo proporre alcuni percorsi nuovi per risolvere temi rimasti in sospeso; ad esempio la grande partita della gestione dei rifiuti, la famosa “chiusura del cerchio” che molti amministratori, purtroppo anche nell’attuale centro sinistra e lo dico criticamente, ci proponevano sostenendo l’inceneritore. Ebbene, in questo campo abbiamo soluzioni reali e all’avanguardia, da proporre ai nostri futuri partner di governo provinciale, che metteranno in campo tecnologie assolutamente non invasive e che permetteranno rientri economici, in riferimento alla gestione dei rifiuti, che sorprenderanno i più scettici. Saremo forza di governo attiva, propositiva, critica sui temi a noi cari, ma sempre con proposte sostenibili.

Proporremo investimenti lungimiranti nel campo della ricerca scientifica atta a riversare sul territorio prospettive di sviluppo economico in sinergia con la valorizzazione delle peculiarità di questa nostra terra, che ha nel turismo, nell’agricoltura sana e di alto livello e nell’artigianato di elevata qualità i propri capisaldi.

In un unico concetto, raccolgo sinteticamente ciò che, dal punto di vista dello sviluppo economico eco sostenibile, ci vedrà impegnati in prima linea :sviluppo del concetto di blue economy!

La blue economy affronta le problematiche della sostenibilità al di là della semplice conservazione: lo scopo non è investire di più nella tutela dell’ambiente, tema peculiare della green economy, ma di spingersi oltre, verso la rigenerazione affinché tutti possano beneficiare dell’eterno flusso di creatività, adattamento e abbondanza della natura. Così facendo si possono creare nuove imprese e nuovi posti di lavoro. Non è una visione utopistica, ma una prospettiva innovativa che va messa in campo per rispondere in maniera diversa a problemi economici e ambientali che non sono più gestibili con i modelli tradizionali; il modello economico attuale, che molti politici e industriali vogliono mantenere, non ha più margini di sviluppo ed è arrivato ad una saturazione irreversibile.

Da qui, da oggi, parte la nostra campagna per il rinnovamento del Trentino, un rinnovamento sociale, culturale, industriale e ambientale, che dovrà coinvolgere tutti i settori; scuola e formazione, artigianato, industria, agricoltura e attività sportive e culturali. In tutti i campi proporremo idee nuove, percorsi sostenibili e credibili. Per questo chiediamo ai nostri elettori di seguirci attentamente nei programmi. Non proponiamo le solite cose “ambientaliste ed ecologiche”; proponiamo nuovi modelli di sviluppo, di crescita economica e culturale, per tutti, indistintamente, senza preconcetti ideologici. Seguiteci nei programmi e restate connessi. Potreste rimanere sorpresi, in questo marasma di mediocrità politica che siamo costretti a subire giornalmente.

Marco Ianes – Ecologisti e civici- Verdi Europei

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Quinto conto energia chiuso, finisce un’era, e ora?

Quinto conto energia chiuso, finisce un’era, e ora?
Sabato 6 luglio alle 24, è scaduto ufficialmente il quinto conto energia. Dal 2005, anno di attivazione del primo conto che metteva in campo le tariffe incentivanti per l’energia prodotta dal fotovoltaico, la nostra politica ha saputo emettere ben cinque versioni, ognuna diversa dall’altra, sia per la parte tecnica, sia per la parte di incentivazione vera e propria, in maniera spesso confusa e creando non pochi subbugli e confusioni in un settore in forte espansione. Nel secondo conto energia si è voluto dare un impulso enorme all’industria del fotovoltaico, aprendo però la strada a fortissime speculazioni dettate da incentivi spropositati, cheetoccavano punte di 0,48 E/Kwh; un piccolo esempio pratico: il proprietario di una centrale da 2,5 MW che produce circa 3.000.000 Kwh/anno, riceve la bellezza di 1.440.000 euro a fondo perduto ogni anno e per 20anni, al quale viene sommata la cifra di vendita dell’energia, pari a 0,09 E /Kwh, cioè altri 270.000, per un totale di 1.710.000 euro all’anno; la centrale è costata circa 6milioni e, dedotte le tasse, in 5/6 anni si è ripagata. Per altri 15 anni l’investitore tiene tutta la cifra, ovviamente dedotte le tasse, che portano ad un utile netto di circa 855.000 E, meno qualche “spicciolo” stimabile in 30/40000 euro/anno di gestione, concludendo circa 800.000euro all’anno e per 15 anni, netti intascati grazie ai mega incentivi che hanno aperto le porte a queste speculazioni. Abbiamo assistito ad un vero e proprio boom del settore, con la nascita di aziende strutturate per dare il servizio di installazione di questi impianti, anche di quelli piccoli, ma ora che tutto è finito, che si fa? Lo stato italiano dà un calcio ad uno dei pochi settori che era davvero in via di sviluppo e che garantiva crescita occupazionale esponenziale. Il tutto però, è stato gestito a servizio dei grandi speculatori e non certo del bene comune, come invece avrebbe dovuto essere. Se, fin dallo start di questa avventura, si fosse pensato a privilegiare gli impianti che miravano a soddisfare il fabbisogno energetico delle varie aziende e delle famiglie, la procedura delle tariffe incentivanti sarebbe potuta diventare strutturale e,quindi, creare un nuovo settore organico della nostra industria italiana, durevole nel tempo, con risvolti occupazionali stabilmente in crescita. Che dire poi, del piano industriale, inesistente, in merito alle fabbricazioni delle varie componentistiche di settore? Abbiamo ignorato del tutto il settore,favorendo le industrie straniere che hanno investito in inverter, pannelli e strutture varie, invadendo il nostro mercato e, noi italiani, invece di radicare il sistema, convertendo le fabbriche in crisi in nuovi stabilimenti che producono macchinari e tecnologia per il settore, abbiamo continuato a foraggiare le speculazioni, portando la spesa che sostiene il fotovoltaico ad un limite tale da dover fermare la macchina, in un momento di crisi estrema. Quanto poco lungimirante è stata questa politica di “sviluppo” del sistema del settore delle energie rinnovabili; e rischiamo di cadere di male in peggio. Ora, ci sarà il tampone dello sgravio fiscale del 50%, ma solo per i privati; le aziende che vogliono provare ad investire per il loro fabbisogno energetico o lo hanno fatto prima o, ora, si scordino qualsiasi forma di aiuto a crescere: da massimo della speculazione allo zero del nulla! Rimangono le nuove frontiere, che la tecnica, per fortuna, mette in campo e che, a volte, fa si che gli errori della politica miope vengano mitigati, almeno in parte. Infatti, stanno sviluppandosi nuovi sistemi di accumulo dell’energia, con costi sempre più ridotti; in tal modo si apriranno nuovamente le possibilità di impiego delle energie rinnovabili , fotovoltaico in particolare, che permetterà di tenere in carica accumulatori che forniranno l’energia di notte, quando il sole non fa funzionare i pannelli fotovoltaici; basterà dimensionare correttamente l’impianto, in maniera tale da produrre un po’ di energia in più del necessario , la quale servirà, appunto, a ricaricare le batterie. Queste le nuove frontiere del settore, che si avvicinano a grande velocità. E qui già tremano i grandi produttori/distributori di energia, che vedono in questo sviluppo un chiaro limite ai loro profitti e stanno già muovendo le loro pedine per rallentare lo sviluppo.Cosa inventerà questa politica asservita ai grandi distributori di energia, per fermare questa corsa tecnologica? Quali nuove strategie verranno impiegate per impedire che famiglie e imprese possano avere l’energia democraticamente e con costi ridotti? Staremo a vedere, ma intanto il quinto conto energia è finito, al 31 dicembre finisce lo sgravio fiscale e,se la politica continua a chiudersi in beghe assurde e non guarda a nuovi piani industriali reali e credibili, saremo sempre più in crisi, energetica e sociale. Lo sviluppo di una nazione è basato su piani industriali credibili e sostenibili, non su leggi e leggine che favoriscono gli interessi di pochi a scapito del bene comune; in Italia questo non è ancora stato recepito del tutto, visto che di piani industriali poco si parla e si privilegiano prelievi fiscali assurdi, che fanno cassa nell’immediato, ma che non creano futuro. Necessario e indispensabile gettare le basi di un nuovo modello economico, che parta dalla conversione industriale delle fabbriche in affanno, commutandole in siti produttivi di tecnologie e materiali realmente spendibili e funzionali sui mercati: produzioni di auto elettriche, di sistemi eolici, fotovoltaici, nuove tecnologie del settore sanitario;questi sono solo alcuni cenni di settori di mercato in via di sviluppo che non stiamo incentivando, ma che stiamo snobbando,continuando a cercare di far sopravvivere “cadaveri” produttivi che sono vecchi e inutili. Senza nuove idee, nuovi modelli economici e industriali, non vi è futuro, ma solo il triste declino di una società che non sa rinnovarsi.
Marco Ianes- Ecocivici e Verdi Europei
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Primarie per il Candidato presidente alla giunta provinciale di Trento: Lucia Coppola, Un altro genere di presidente

Care amiche,care amici,il13 luglio ci saranno le primarie per il candidato presidente della giunta provinciale di Trento: per cambiare marcia e dare slancio ad un Trentino moderno ed ecosostenibile, venite a votare Lucia Coppola, un altro genere di Presidente.
È un invito, per tentare di dare un impulso nuovo alla nostra politica.
Vi chiedo, se sostenete Lucia, di divulgare il presente messaggio.
Cordialità.
Marco Ianes Ecocivici e Verdi Europei.

https://www.facebook.com/pages/Lucia-Coppola-candidata-presidente-alle-primarie-del-13-luglio-2013/556117337781657
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Ambiente e industria,legami pericolosi, tuttavia…

Se, legare ambiente e industria in un unico assessorato futuro, significa relegare la tutela ambientale e lo sviluppo ecosostenibile a fattore secondario e subordinato ad uno sviluppo industriale deregolamentato, allora è chiaro ed evidente che i due temi non potranno mai essere racchiusi sotto un’ unica guida assessorile, come ipotizzato dal candidato alle primarie Alessandro Olivi. Appare netta la contraddizione tra i due settori, in quanto, chi guida l’assessorato all’ambiente dovrebbe essere sempre il garante della tutela di uno sviluppo correttamente gestito, anche con confronto, a volte duro, con il collega reggente dell’industria. Mi pare di capire, anche leggendo le dichiarazioni di Paolo Mazzalai, presidente degli industriali trentini che sostiene la presenza di troppi vincoli ambientali, che si tenti di far passare come sostenibile l’ipotesi di aggregare i due settori; pericolosa questa visione, che reputo inconciliabile con le prospettive di sviluppo ecosostenibile che, tutti indistintamente, sembrano condividere nei propri programmi politici, purtroppo spesso solamente per intercettare i voti dei moltissimi cittadini che credono nella tutela ambientale. Abbiamo ancora sott’occhio la situazione di Monte Zaccon, o le acciaierie di Borgo Valsugana, o la miriade di micro discariche disseminate sul nostro territorio; tutte situazioni sostenute da un sistema fortemente propenso a giustificare un’industrializzazione più o meno “libera” da lacci e lacciuoli di tipo ambientalistico, che da sempre hanno dato fastidio a chi vuole promuovere un progresso che, oggi, non è davvero più sostenibile e giustificabile. Tuttavia, colgo l’occasione per fare e proporre una riflessione, credo interessante e provocatoria sotto il profilo politico:l’abbinamento “ambiente e industria”, ambiente rigorosamente prima di industria, non per ordine alfabetico, ma per ordine di importanza vitale, potrebbe trovare un senso logico e di corretto impiego, qualora il futuro ipotizzato assessorato fosse affidato ad una persona proveniente dall’ambientalismo vero; non una persona invasata di ambientalismo assurdo ed estremo, bensì un referente di buon senso, che sappia correttamente assemblare un’idea di sviluppo industriale moderno e sostenibile ambientalmente. Ecco, in tal senso un abbinamento tale potrebbe anche avere una logica credibile e spendibile per il Trentino futuro, che sosterrebbe uno sviluppo industriale ecosostenibile; diversamente, sarebbe come affidare una vergine a Barbablù, per usare un’espressione colorita. Questa visione di ambiente e industria, noi eco-civici e verdi europei, potremmo certamente sostenerla; al nostro interno non abbiamo visioni di chiusura sul mondo industriale, anzi; siamo per un corretto sviluppo del benessere, dell’industria come motore dell’economia e promotrice di posti di lavoro; ma il tutto nel rispetto dell’ambiente in cui viviamo, nella salvaguardia del territorio come bene primario, che deve sempre venire prima di ogni altra valutazione di tipo economico;(ricordo che, molti di noi sono attivi nel settore dell’industria (green economy), della ricerca economica e industriale, nella formazione in ambito tecnologico). Ecco perché, molto probabilmente, non sarà mai possibile vedere uniti questi due temi, perché presumibilmente per molti soggetti i motivi che ne potrebbero determinare l’unificazione, sono differenti dalla nostra visione; ma, forse, sbaglio a pensare male e sono il solito ambientalista ed ecologista disfattista! Però, se provassimo davvero ad esperimentare l’abbinamento, nella formula che ho proposto? Chissà, potremmo essere di esempio anche per altri, visto che ci vantiamo di essere “scuola politica” per il resto del Paese…

Marco Ianes
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“URBANISTICA E TERRITORIO. Pianificazione territoriale e salvaguardia dell’ambiente”.

I N V I T O – INGRESSO LIBERO

Sabato 8 giugno 2013 si tiene a Trento, nella Sala Rosa della Regione,dalle 15 alle 18.30 l’ultimo incontro della “SCUOLA LANGER” prima della pausa estiva.
L’argomento sarà “URBANISTICA E TERRITORIO. Pianificazione territoriale e salvaguardia dell’ambiente”.
Relatore sarà l’urbanista, ed ex parlamentare dal 1992 al 2006,SAURO TURRONI, esperto di pianificazione territoriale e paesaggistica,dal 2006 al 2008 presidente del Comitato ministeriale per il Codice ambientale e nel 2007 componente della Commissione nazionale VIA, oltre che membro del Comitato scientifico per
la ricerca in Antartide.
Con preghiera di estendere l’invito (in allegato la locandina dell’incontro) ad altre persone interessate a questo importante incontro su un tema di grande rilevanza scientifica, culturale e politica.

SCUOLA LANGER_TURRONI_8.6.13.pdf

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Sviluppo del territorio ecosostenibile e democrazia energetica: il patto dei sindaci come motore per il rilancio economico.

Segnalo un articolo sullo sviluppo sostenibile, con risorse economiche accessibili; non è vero che non ci sono risorse per rimettere in moto l’economia, con appalti pubblici mirati al recupero del patrimonio edilizio collettivo. Le risorse ci sono, basta saperle cercare e volerle utilizzare. Molti amministratori accampano scuse di mancanza di risorse, ma ignorano letteralmente le potenzialità messe a disposizione dalla comunità europea; e questa ignoranza è gravissima, per chi è chiamato a dare segnali politici nuovi e credibili.

Il tema è molto importante e molto sottovalutato dalla politica, soprattutto trentina, troppo abituata ai sostentamenti provinciali e quindi poco attenta alle possibilità di finanziamento che vengono dalla comunità europea. Molti milioni di euro si perdono, per mancanza di conoscenza delle procedure di accesso o, peggio, per ignoranza totale del sistema di promozione europeo, in merito allo sviluppo e rilancio economico.

Qui il link per scaricare l’articolo: http://marcoianes.net/doc/Sviluppo_del_territorio_ecosostenibile.pdf

Marco Ianes

Sviluppo del territorio ecosostenibile e democrazia energetica: il patto dei sindaci come motore per il rilancio economico.

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La tutela del territorio passa attraverso il concetto di sviluppo equilibrato e sostenibile; per uno sviluppo del territorio eco-compatibile è necessario che le amministrazioni comunali si dotino di un sistema programmato di interventi e progetti, che permettano di identificare un percorso chiaro e costruttivo.
Uno strumento innovativo, per programmare un percorso di sviluppo sostenibile e, quindi, di tutela del territorio e di “democrazia energetica” è messo a disposizione dall’iniziativa europea definita come “Il patto dei Sindaci” (COVENANT OF MAYORS).
Il Patto dei Sindaci è un’iniziativa europea che nasce dalla consapevolezza che gli obiettivi ambiziosi che l’UE si è prefissata al 2020 ,in tema di riduzione delle emissioni inquinanti, del risparmio energetico e dello sviluppo territoriale eco-sostenibile ,ma ancor di più quelli che assumerà successivamente, per percorrere con serietà la strada della decarbonizzazione dell’economia, non potranno essere raggiunti senza un reale coinvolgimento degli Enti locali e regionali; infatti, nelle città si consuma la maggior parte dell’energia ed è quindi con le città che si deve percorrere la strada della riduzione delle emissioni climalteranti.
Con il Patto dei Sindaci le città si assumono l’impegno di ridurre le proprie emissioni di oltre il 20% entro il 2020. Ciò attraverso la redazione e la successiva attuazione di un Piano di Azione locale che metta in evidenza le potenzialità del territorio e le opportunità, anche di natura economico-finanziaria, che sono a disposizione. Non è un piano limitato al solo contenimento delle emissioni date dall’uso delle combustioni; è un vero e proprio progetto generale di sviluppo territoriale che tocca vari aspetti della vita sociale ed economica di una comunità.
Ad oggi sono oltre 4.500 i Comuni europei aderenti al Patto e, di questi, circa la metà (2.200) sono italiani.Per la prima volta vengono chiamati in causa dall’Europa per lavorare insieme ai Governi nazionali affinché la tanto menzionata, ma poco applicata, governance di multilivello, sia effettivamente messa in atto.
“PATTO DEI SINDACI” come motore della GREEN ECONOMY e strumento per la democrazia energetica.
Con l’adesione al patto, un’amministrazione comunale prende il preciso impegno di predisporre un PAES (PIANO AZIONE ENERGIA SOSTENIBILE).
Per predisporre il piano, l’amministrazione deve avviare un processo di reperimento dati, sulla situazione energetica dei propri stabili e della propria struttura cittadina; ad esempio, è necessario rilevare lo stato delle costruzioni di proprietà, in merito al loro status energetico ( qualità dell’isolamento termico, verifica dello stato degli impianti elettrici e termosanitari) ; moltissime amministrazioni non sanno nemmeno quanto spendono in consumi energetici e in manutenzioni non programmate e, questo problema, mette a serio rischio una corretta gestione delle già scarse disponibilità economiche che l’amministrazione stessa ha a disposizione. Avviare un percorso di raccolta dati della situazione del patrimonio immobiliare e tecnologico comunale, anche aldilà della volontà di aderire al patto dei sindaci, permette di avere un corretto quadro della situazione e, quindi, permette di orientare correttamente e senza sprechi, le risorse a disposizione.
Quando i dati sono a disposizione, l’amministrazione è in grado di predisporre il piano di azione vero e proprio; fatta l’analisi tecnica dei dati, infatti, è possibile programmare interventi, ad esempio, per:
P.R.I.C.: piano regolatore illuminazione comunale; questo progetto prevede la revisione globale del sistema di illuminazione pubblica, analizzandone fonti di spreco e interventi possibili per ottimizzare l’uso del sistema di illuminazione pubblica. È possibile programmare sostituzioni di corpi illuminanti obsoleti e con rendimenti pessimi, con apparecchi ad elevata efficienza e a contenimento dei consumi, quali ad esempi quelli che sfruttano la tecnologia a LED; nel piano è possibile prevedere sistemi di contenimento dei consumi, tramite installazione di apposite centraline a controllo programmabile, per regolare il flusso luminoso in base ad orari prestabiliti, programmando un rientro monetario dato dal risparmio di energia consumata.
Programmazione degli interventi strutturali per il risparmio energetico: isolazione degli edifici, manutenzione degli impianti elettrici e termici, sviluppo del corretto impiego delle fonti di energia rinnovabile ( fotovoltaico, eolico, idroelettrico e biomassa).
Programmazione del sistema di mobilità comunale eco-sostenibile.
Quali gli strumenti a disposizione di un’amministrazione per applicare il PAES?
I problemi principali delle amministrazioni sono due: uno di ordine economico e uno di carattere tecnico.Per quanto riguarda il problema tecnico, vi è da dire che molte amministrazioni comunali, purtroppo, hanno al loro interno una struttura con una preparazione tecnica non sicuramente all’altezza delle conoscenze richieste oggi, sia in ambito energetico che nel contesto di sviluppo eco-sostenibile; mancano adeguati percorsi di formazione e informazione per il personale tecnico delle amministrazioni comunali; tecnici che, purtroppo molto spesso, sono disinformati sulle novità tecnologiche, ma anche sui percorsi virtuosi che si possono sviluppare con aiuti economici messi a disposizione sia dalla comunità europea, sia dalle agevolazioni fiscali.Il problema economico è sicuramente il più rilevante; sempre maggiori, infatti, sono le difficoltà di reperire risorse, per mettere in esecuzione progetti di qualsiasi tipo.
La soluzione del problema economico di reperimento dei fondi per la predisposizione e l’attuazione del PAES, tuttavia è meno traumatica della soluzione al problema tecnico; infatti, gli strumenti finanziari per attuare il PAES, consentendo ai comuni di non intaccare il proprio bilancio, sono molti qui ne cito solo alcuni:
Finanziamenti diretti dalla comunità europea tramite il FESR ( fondo europeo di sviluppo regionale), fondo ELENA ( European local energy assistance); EEEF: fondo europeo per efficienza energetica; queste sono solo alcune iniziative europee per sostenere il patto dei sindaci, ma vi sono molti altri percorsi di finanziamento percorribili, che possono coprire molte componenti del piano di azione; anche accedendo a finanziamenti non mirati direttamente a tale piano, ma a singole parti del piano stesso.
In Italia , per esempio,vi sono altri percorsi che possono concorrere, assieme ai fondi europei, a sviluppare il piano predisposto: il nuovo CONTO TERMICO, che è in fase di partenza in questi giorni, riserva una considerevole quota di finanziamenti riservati esclusivamente alle amministrazioni pubbliche, in tema di interventi di ristrutturazione e sviluppo delle energie rinnovabili; vi sono contributi provinciali anche per interventi relativi al piano regolatore dell’illuminazione comunale (PRIC).
Questi sono solo alcuni esempi per mettere in evidenza che le strade da percorrere per lo sviluppo ecosostenibile delle nostre città è veramente possibile; la democrazia energetica è attivabile realmente, usando mezzi e conoscenze che è sempre più necessario avere e mettere a disposizione del bene comune.Il piano di azione per energia sostenibile mette a disposizione una serie di lavorazioni essenziali per la sua attivazione; ecco, quindi, lo stretto collegamento tra il PAES e la possibilità di creare lavori pubblici per le imprese di costruzioni edili, che si troverebbero coinvolte nelle opere di riqualificazione degli edifici, piuttosto che le ditte di impiantisti, necessarie alla realizzazione , per esempio, del nuovo sistema di illuminazione pubblica, piuttosto che per i rinnovi degli impianti termosanitari. Naturalmente anche i finanziamenti dell’esecuzione del piano vero e proprio rientrano nei canali visti primi; sfruttare le risorse e gli incentivi messi a disposizione dalla comunità europea, per questi interventi speciali, è un’occasione da non perdere, viste le grandi difficoltà che le nostre aziende, soprattutto nel capo delle costruzioni, stanno vivendo. Eppure, il sistema non riesce a decollare, proprio perché sono moltissime le amministrazioni comunali che non conoscono nemmeno l’esistenza di queste nuove vie di sviluppo. La provincia autonoma di Trento ha aderito al patto, come coordinatore zonale, al fine di incentivare i propri comuni ad aderire fattivamente al patto dei sindaci che, operativamente rimane prerogativa esclusiva delle amministrazioni comunali. In Trentino, per la verità, sono pochi i comuni che hanno cominciato ad operare scelte forti di adesione ad una politica di democrazia energetica applicata. Rovereto ha predisposto il Paes, il comune di Fondo lo sta presentando e vi sono altri 3/4 comuni che hanno aderito al patto e stanno lavorandoci; per Trento, purtroppo, sembra che non ci sia moltissima predisposizione politica a recepire queste tematiche e la cosa mi spiace parecchio, poiché personalmente ho cercato più volte di sensibilizzare l’amministrazione in tal senso, con alcune proposte innovative davvero interessanti e a costi rientrabili in tempi e modi letteralmente indolori! Naturalmente, partire con un’adesione al Patto dei sindaci implica scelte diverse e innovative, rispetto alla tradizionale gestione amministrativa delle nostre città; scelte che devono coinvolgere persone che credono realmente in questo sviluppo innovativo, che potrebbe davvero essere uno dei motori principali per spingere “la nave” Italia, ma direi Europa, fuori da questa crisi lacerante. Per crederci, è necessario investire in persone preparate e cercare di costruire un percorso politico che guardi al futuro con occhi diversi, con la volontà di provare percorsi davvero diversi dalla solita mediocrità che siamo costretti a vedere e sentire da ormai molti anni.
Dobbiamo provare a guardare il futuro con occhi diversi e utilizzare strumenti diversi che esistono, sostenuti finanziariamente dalla comunità europea; non possono più valere le scuse dell’assenza di fondi per evitare l’innovamento tecnologico delle città; i fondi esistono e, molto spesso, rimangono inutilizzati nelle casse della comunità europea, perché le amministrazioni comunali non sanno come accedervi.
Se proviamo a guardare il futuro con questi occhi diversi, forse anche da qui può partire un reale messaggio politico innovatore; che può essere promotore di metodi nuovi, anche per la nostra provincia, dove saremo chiamati molto presto, alle prossime elezioni di ottobre, a decidere nuovi percorsi, portati avanti magari con un pizzico di coraggio e di lungimiranza maggiore.
Ogni municipalità trentina, con queste possibilità e aderendo al patto dei sindaci, potrebbe contribuire a far crescere un nuovo modo di conciliare politica e servizio per il bene collettivo; garantendo, quindi, una democrazia energetica che possa essere motore, naturalmente non inquinante, dello sviluppo territoriale e culturale. Una nuova cultura di sviluppo territoriale, rispettosa dell’ecosistema in cui viviamo e all’insegna della corretta gestione delle risorse energetiche che abbiamo a disposizione è fondamentale per vincere le sfide sempre più difficili che ci troveremo ad affrontare.
Marco Ianes-ecologisti e reti civiche Verdi Europei.
Docente di impianti elettrici e consulente del settore energia.
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Tabella del percorso del “patto dei sindaci”.

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Sport a Trento: si chiudono le strutture per risparmiare sui consumi, perché non c’è stato il cora ggio di investire in tempi utili.

Qualche anno fa avevo presentato un progetto, quasi esecutivo e quindi molto dettagliato, in merito alla possibilità di installare un impianto fotovoltaico sul palazzo dello sport e del ghiaccio di Trento, proposta anche evidenziata dalla stampa.All’epoca era in vigore ancora il secondo conto energia, con tariffe incentivanti molto elevate. In tale progetto, prospettavo due strade possibili da percorrere; la prima prevedeva un investimento diretto del comune nella realizzazione dell’opera, finanziandola con l’accesso al credito che, sempre per l’epoca e per la tipologia del sistema, era facilmente accessibile. La seconda ipotesi, prevedeva di dare l’esecuzione dell’opera ad una Esco(energy service company), che si sarebbe tenuta gli introiti delle tariffe incentivanti, lasciando comunque al comune l’uso dell’energia autoprodotta, quindi risparmiata in quanto non acquistata. In entrambi i casi, comunque, il comune avrebbe potuto godere di notevoli introiti e agevolazioni economiche, tali per cui oggi, molto probabilmente, si sarebbero potuti investire quei soldi per evitare la chiusura estiva del palazzo del ghiaccio; si parla di cifre intorno agli 80.000 euro all’anno, tra risparmio di energia e tariffe incentivanti, che magari, appunto, avrebbero permesso di dare un servizio alla cittadinanza,anziché toglierlo.Parole e proposte nel deserto di questa politica mediocre, che vuole solo amministrare con tagli e metodi vecchi, senza intraprendere strade nuove, che porterebbero risparmi reali e, come nel caso prospettato, risorse da girare e utilizzare per altri capitoli di spesa. Qualcuno dirà che qui si fa campagna elettorale, però rimane il fatto che si era tentato di proporre qualcosa di diverso e di nuovo, sfruttando le possibilità date dalla tecnica e dalla legislazione vigente e invece, pure questa volta, come in altre occasioni, non si sono nemmeno considerate strade nuove e perseguibili, peraltro quasi a costo zero e con introiti a beneficio della collettività. Perchè chi gestisce il bene collettivo non prova a percorrere queste nuove vie? Perché la politica della gestione del consolidato non prova a studiare percorsi innovativi, invece di rincorrere solamente i pareggi di bilancio con tagli estremi di servizi? Elemento sicuramente importante il pareggio di bilancio,ma potrebbe essere raggiunto con idee innovative e lungimiranti, con minori tagli e migliori investimenti. Perchè solamente chi investirà in maniera innovativa potrà garantire servizi di alto livello nel tempo; diversamente si cadrà nella banale gestione burocratica, che porterà al decadimento del benessere di tutti. Qui si tratta di avere un pochino di visione futura, ma questa è fantapolitica, probabilmente irraggiungibile utopia, vista la mediocrità imperante nelle forze politiche, tutte tese ad individuare i nuovi volti da proporre, tralasciando programmi per il futuro, considerati in secondo piano e poco rilevanti.
Marco Ianes
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